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Introduzione alla lingua giapponese

2024-06-05 Giapponese
Mappa del Giappone con Kanji, Hiragana e Katakana

Sebbene non ci siano statistiche riguardo il numero di persone che parlano giapponese, si stima che ci siano più di 130 milioni di parlanti inclusi gli abitanti del Giappone, discendenti di giapponesi che vivono fuori dal paese e abitanti di zone anticamente controllate dal Giappone. Secondo uno studio del 2018 della Fondazione Giappone, il numero di studenti di giapponese nel mondo supera i 3,85 milioni.

Attualmente non esiste una teoria sull’origine della lingua giapponese: la fonologia è simile alle lingue austronesiane e la grammatica ha molte somiglianze con le lingue altaiche come il coreano, il mongolo e il turco.

Storicamente la lingua giapponese non ha avuto uno stretto contatto con altre lingue. Poiché l’arcipelago giapponese è geograficamente isolato da altri paesi, non è mai stato invaso politicamente e, di conseguenza, la lingua giapponese non è mai stata proibita o repressa con la forza. In questo modo, dall’inizio dei tempi, la lingua si è modificata solo per cambiamenti interni sorti dall’evoluzione della società locale. L’influenza delle lingue straniere è stata limitata ad un certo lessico e fonologia, ad oggi non si sono perse caratteristiche arcaiche come la grammatica. 

Di tutte le lingue straniere, il cinese è probabilmente quella che ha avuto un maggiore impatto. Ciò si deve al fatto che il Giappone ha avuto rispetto della Cina come fonte di cultura per più di mille anni, per esempio si sono mantenuti termini buddisti, nomi di mobili importati e parole per concetti astratti che furono presi in prestito dalla Cina dal decimo secolo. Con la diffusione del cristianesimo alla fine del Medioevo e la cultura occidentale a partire dalla metà del periodo Edo (1603-1868), si introdussero lingue occidentali come il portoghese e l’olandese. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’influenza della cultura statunitense portò ad un notevole prestito di parole inglesi.

Per quanto riguarda gli alfabeti, il giapponese moderno ne usa tre: kanji (漢字), hiragana (ひらがな) e katakana (カタカナ). Di questi, si usano soprattutto il kanji e l’hiragana nella lettura e nella scrittura, mentre il katakana si usa soprattutto per indicare parole prese in prestito da lingue straniere o nomi propri di paesi stranieri. Inoltre, si usa il romaji (alfabeto occidentale) per scrivere la pronuncia per gli stranieri. Quest’ultimo è in uso a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, prima di allora i documenti ufficiali come le costituzioni e le leggi si scrivevano in un mix tra kanji e katakana. Parleremo più approfonditamente nelle prossime lezioni delle lettere e sillabe usate nella lingua giapponese. 

Grammaticalmente, il giapponese è caratterizzato dall’uso di particelle collocate dopo i sostantivi per indicare soggetto e oggetto, e una serie di parole poste dopo i verbi per indicare le funzioni grammaticali come il causativo, il passivo e il potenziale. Per quanto riguarda il tempo grammaticale, il giapponese ha anche un tempo passato indicato da un verbo ausiliare, ma non c’è distinzione fra il tempo presente e futuro. Ciò che si esprime è la differenza tra un’azione che è terminata e una che non è ancora terminata. Tutti questi concetti grammaticali e molti altri verranno spiegati nel dettaglio nelle prossime lezioni.